- lucisano domenico
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GESTIONE AFFILIATI: IL MODELLO TIM PASSO PER PASSO
Mar Gen 22, 2019 11:24 am
La legge 129/2004 sub c) dell’art. 1 precisa cosa si intende per royalties, ovvero: “una percentuale che l’affiliante richiede all’affiliato commisurata al giro d’affari del medesimo o in quota fissa, da versarsi anche in quote fisse periodiche”.
E riprende poi il discorso all’art. 3 (Forma e contenuto del contratto) sub b) precisando che devono essere espressamente indicate: “le modalita di calcolo e di pagamento delle royalties, e l’eventuale indicazione di un incasso minimo da parte dell’affiliato”
Questi i presidi posti dalla Legge per far sì che l’adesione al franchising, da parte del neo imprenditore, fosse e sia il più possibile consapevole dei costi che l’affiliazione comporta. Ciò perché era ed è di tutta evidenza la marcata asimmetria di potere contrattuale esistente tra l’affiliante ed il potenziale affiliando e perciò tentando di garantire al massimo una ragionata e calcolata adesione alla proposta del franchisor.
Nei fatti, poi, la dottrina e la giurisprudenza hanno decretato che le royalties possono anche non essere previste, poiché nelle affiliazioni di carattere commerciale il prezzo di trasferimento dei prodotti dovrebbe già includere in sé una quota di tale compenso.
Cosa dovrebbe, però, restare di questo iniziale approccio?
Lo spirito e l’intendimento della legge, ovvero che T U T T O dovrebbe essere precisamente specificato senza che sia lasciato spazio a libere interpretazioni che consentano all’affiliante di abusare della dipendenza economica dell’affiliato che opera, nella maggior parte dei casi, in regime di esclusiva e quindi senza alcuna altra possibilità di business all’interno dei locali.
]E allora come si fa e come si è fatto in casa Telecom per mandare a remengo le aspettative dell’affiliato?
1° = Istituendo una cosiddetta “Scheda Compensi” per i servizi svolti per conto dell’affiliante, che si è poi scoperto essere una precisa negazione degli stessi, poiché per tutte le più consuete e quotidiane operazioni il compenso previsto è uguale a € 0,0;
2° = Facendo in modo che qualsiasi emolumento a favore dell’affiliato sia soggetto a condizioni sospensive (Piani di incentivazione) da variare di continuo e come meglio si crede per rendere sempre più improbabile da parte dell’affiliato il raggiungimento del target minimo in essi previsti, considerato che in caso avverso non c’è diritto ad alcunché e quindi l’affiliante incamera gratuitamente tutto quanto prodotto dall’affiliato sotto soglia
3° = Acquisendo dall’affiliato la delega a predisporre le fatture per suo conto, ma non solo, compilando tali documenti in modo del tutto improprio e carente di qualsiasi oggettivo riferimento alle attività effettivamente svolte dall’affiliato, a cui non viene messa a disposizione alcuna cronologica banca dati che possa consentire di controllare ed eventualmente contestare quanto predisposto dall’affiliante.
4° = Concorrendo in modo sleale con l’affiliato, attraverso il canale di commercio elettronico che propone condizioni estrememamente più vantaggiose di quelle consentite all’affiliato; attraverso il servizio 187 che si permette di annullare le proposte di telefonia fissa dell’affiliato per poi riemetterle direttamente, così neutralizzando il compenso al rivenditore; attraverso una indiscriminata “multicanalità” di operatori, ben diversa evidentemente dal regime di “Dual distribution” promessa in contratto (Negozi diretti + Franchesee).
5° = Applicando uno sconto a consumo sull’acquisto dei prodotti che è stato via via ridotto dal 5% del 2011 addirittura al 2% del 2018 (poco più delle commissioni pos) e sottoponendo maggiori margini sempre a condizioni sospensive di raggiungimento di budget;
6° = Sventolando e mistificando un teorico mark up, concesso ai rivenditori, sui prodotti, quando anche i bimbi ormai sanno che il prezzo di vendita di un prodotto, in un mercato aperto, libero e globale non può certo essere prestabilito da Tim, ma solo dalla concorrenza!
7° = Aumentando continuamente e a dismisura gli impegni operativi degli affiliati, costretti, per di più, ad utilizzare i sistemi operativi messi a disposizione da Telecom, contraddistinti da farraginosità, lentezza e crash continui.
Insomma, nella sostanza, più che una affiliazione commerciale che, torniamo a ripetere, dovrebbe – secondo lo spirito della Legge – garantire una riduzione di rischio per il franchisee, si tratta di un coinvolgimento in una sorta di gioco di azzardo, dove i rischi sono T U T T I dell''affiliato ed i vantaggi di esclusivo appannaggio dell’affiliante
Ovviamente, chi fosse interessato a replicare tale magica formula non deve dimenticare i condimenti e "spezie e odori": una bella manciata di "autoritarismo e arroganza" e quella buona dose di intimidazione, che non deve mai mancare per una cosa ben fatta!
Ma astenetevi dal divulgare tale ricetta, lo "Chef" è particolarmente geloso dei suoi sistemi per cucinare gli affiliati e vi potreste trovare con un ricorso d'urgenza ex art. 700 cpc
Per i più distratti che vogliano verificare quanto sfrontata sia la condotta leonina di Telecom, alleghiamo una "scheda compensi" a caso (27.2.2017) dove vi sono riportati i costi per il cliente (incasso Tim) per i vari servizi e accanto ciò che viene riconosciuto agli affiliati € 0,0
E riprende poi il discorso all’art. 3 (Forma e contenuto del contratto) sub b) precisando che devono essere espressamente indicate: “le modalita di calcolo e di pagamento delle royalties, e l’eventuale indicazione di un incasso minimo da parte dell’affiliato”
Questi i presidi posti dalla Legge per far sì che l’adesione al franchising, da parte del neo imprenditore, fosse e sia il più possibile consapevole dei costi che l’affiliazione comporta. Ciò perché era ed è di tutta evidenza la marcata asimmetria di potere contrattuale esistente tra l’affiliante ed il potenziale affiliando e perciò tentando di garantire al massimo una ragionata e calcolata adesione alla proposta del franchisor.
Nei fatti, poi, la dottrina e la giurisprudenza hanno decretato che le royalties possono anche non essere previste, poiché nelle affiliazioni di carattere commerciale il prezzo di trasferimento dei prodotti dovrebbe già includere in sé una quota di tale compenso.
Cosa dovrebbe, però, restare di questo iniziale approccio?
Lo spirito e l’intendimento della legge, ovvero che T U T T O dovrebbe essere precisamente specificato senza che sia lasciato spazio a libere interpretazioni che consentano all’affiliante di abusare della dipendenza economica dell’affiliato che opera, nella maggior parte dei casi, in regime di esclusiva e quindi senza alcuna altra possibilità di business all’interno dei locali.
]E allora come si fa e come si è fatto in casa Telecom per mandare a remengo le aspettative dell’affiliato?
1° = Istituendo una cosiddetta “Scheda Compensi” per i servizi svolti per conto dell’affiliante, che si è poi scoperto essere una precisa negazione degli stessi, poiché per tutte le più consuete e quotidiane operazioni il compenso previsto è uguale a € 0,0;
2° = Facendo in modo che qualsiasi emolumento a favore dell’affiliato sia soggetto a condizioni sospensive (Piani di incentivazione) da variare di continuo e come meglio si crede per rendere sempre più improbabile da parte dell’affiliato il raggiungimento del target minimo in essi previsti, considerato che in caso avverso non c’è diritto ad alcunché e quindi l’affiliante incamera gratuitamente tutto quanto prodotto dall’affiliato sotto soglia
3° = Acquisendo dall’affiliato la delega a predisporre le fatture per suo conto, ma non solo, compilando tali documenti in modo del tutto improprio e carente di qualsiasi oggettivo riferimento alle attività effettivamente svolte dall’affiliato, a cui non viene messa a disposizione alcuna cronologica banca dati che possa consentire di controllare ed eventualmente contestare quanto predisposto dall’affiliante.
4° = Concorrendo in modo sleale con l’affiliato, attraverso il canale di commercio elettronico che propone condizioni estrememamente più vantaggiose di quelle consentite all’affiliato; attraverso il servizio 187 che si permette di annullare le proposte di telefonia fissa dell’affiliato per poi riemetterle direttamente, così neutralizzando il compenso al rivenditore; attraverso una indiscriminata “multicanalità” di operatori, ben diversa evidentemente dal regime di “Dual distribution” promessa in contratto (Negozi diretti + Franchesee).
5° = Applicando uno sconto a consumo sull’acquisto dei prodotti che è stato via via ridotto dal 5% del 2011 addirittura al 2% del 2018 (poco più delle commissioni pos) e sottoponendo maggiori margini sempre a condizioni sospensive di raggiungimento di budget;
6° = Sventolando e mistificando un teorico mark up, concesso ai rivenditori, sui prodotti, quando anche i bimbi ormai sanno che il prezzo di vendita di un prodotto, in un mercato aperto, libero e globale non può certo essere prestabilito da Tim, ma solo dalla concorrenza!
7° = Aumentando continuamente e a dismisura gli impegni operativi degli affiliati, costretti, per di più, ad utilizzare i sistemi operativi messi a disposizione da Telecom, contraddistinti da farraginosità, lentezza e crash continui.
Insomma, nella sostanza, più che una affiliazione commerciale che, torniamo a ripetere, dovrebbe – secondo lo spirito della Legge – garantire una riduzione di rischio per il franchisee, si tratta di un coinvolgimento in una sorta di gioco di azzardo, dove i rischi sono T U T T I dell''affiliato ed i vantaggi di esclusivo appannaggio dell’affiliante
Ovviamente, chi fosse interessato a replicare tale magica formula non deve dimenticare i condimenti e "spezie e odori": una bella manciata di "autoritarismo e arroganza" e quella buona dose di intimidazione, che non deve mai mancare per una cosa ben fatta!
Ma astenetevi dal divulgare tale ricetta, lo "Chef" è particolarmente geloso dei suoi sistemi per cucinare gli affiliati e vi potreste trovare con un ricorso d'urgenza ex art. 700 cpc
LEGGI = http://www.timpoverisco.it/t41-mi-sbagliavo]http://www.timpoverisco.it/t41-mi-sbagliavo
Ci domandiamo, ove tutto ciò non fosse sufficiente per capire tali perniciosi se non maligni meccanismi:
CHI PUO’, ATTENDIBILMENTE, PENSARE CHE UNA SOCIETA’ CHE SI E’ SEMPRE DISTINTA SUL MERCATO PER L’ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE (si consultino in proposito gli annali dell’AGCM), CONFRONTANDOSI CON ALTRI POTENTI PLAYERS DEL MERCATO, ABBIA POI DELLE REMORE O SCRUPOLI AD ABUSARE DELLA DIPENDENZA ECONOMICA DI MICROSCOPICHE AZIENDE DEBOLI ED INTIMIDITE?
Per i più distratti che vogliano verificare quanto sfrontata sia la condotta leonina di Telecom, alleghiamo una "scheda compensi" a caso (27.2.2017) dove vi sono riportati i costi per il cliente (incasso Tim) per i vari servizi e accanto ciò che viene riconosciuto agli affiliati € 0,0
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